Uno spettacolo sulle diversità. Due ragazze ebree rimaste sole in circostanze diverse, vengono protette da due adulti caratterialmente molto diversi fra loro, e nascoste in una soffitta per sfuggire alla persecuzione perpetrata contro gli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Questo è l’ambito storico in cui si muove lo spettacolo. Ma la vicenda è esclusivamente legata alla “storia” o viceversa è cosa più attuale? Filosofia dei tempi nostri, forse....... Certo è che tutto il mondo aborrisce l’idea che oggi nulla sia cambiato..... Ma se così è, cosa sono i..... Rwandesi...... I Curdi..... Gli Albanesi ? Fatti d’oggi, degli anni duemila. Sono problemi di razza, di etnie diverse, storie di immigrazioni, di barche piene di gente..... Di povera gente..... Ma chi sono veramente....... i poveri? Chi sono veramente...... i diversi? E, cosa vuol dire “non essere razzista”? Questi sono gli interrogativi che mi pongo continuamente.
L’animale sociale è colui che riesce ad accettare e rispettare le diversità.
Una battuta dello spettacolo “........ Siamo tutti uomini del mondo, dello stesso mondo; abitudini, religioni, cultura e costumi sono come la natura vuole che sia......”
Lo spettacolo vuole raccontare le tristi conseguenze del razzismo.. Che sia in Europa, in Africa o in America, capire ed accettare i “diversi” vuol dire in fondo accettare se stessi e sentirsi degni d’essere chiamati uomini. Io sono meridionale, sono nato in Sicilia e quando per lavoro, la mia famiglia si è trasferita a Varese, nel 1967, avevo solo 11 anni, ero un “terrone” e la professoressa, in prima media mi ha messo all’ultimo banco con un sardo. Anch’io ero un diverso...... un bambino incolpevolmente castigato all’ultimo banco. Anne e Paola protagoniste dello spettacolo sono a loro volta, incolpevolmente castigate in una soffitta.
Dalle piccole esperienze come la mia e dalla grande e terribile esperienza dei protagonisti di questo spettacolo si può imparare a riflettere sulla questione del razzismo.